Fin dal 1945 l’informatica ha attirato molte delle menti più brillanti e creative del pianeta.
Oggi volevo parlarvi di hacker, gli esperti programmatori che tengono in mano le chiavi d’accesso delle reti. Ma,prima di incominciare,è necessaria ribadire una differenza tra vari termini,spesso confusi tra di loro:
Hacker: Il termine Hacker è nato negli Stati Uniti d’America, con questo termine si intende un individuo che si impegna ad affrontare, superare ed aggirare sistemi, questo comportamento non si limita alla sola informatica, ma in tutti gli aspetti della vita del Hacker. Una persone creativa e con una vaste conoscenze dell’informatica e della programmazione, che usa la sua conoscenza e la sua creatività per sviluppare e creare nuovi software o programmi;
Cracker:Anche il termine Cracker è da accostare a persone con una vasta conoscenza dell’informatica e della programmazione, ma i Cracker a differenza degli Hacker usano la loro conoscenza per distruggere e non per creare. Introdursi nel sistema e distruggere tutto quello che gli si para d’avanti, spesso fanno questo per puro divertimento o per trarne un vantaggio economico.
Script kiddie: la forma meno evoluta di hacker,non si intende di linguaggi di programmazione e in genere ripercorre strade già percorse. Un copia copia insomma,spesso e volentieri senza nemmeno sapere cosa sta facendo. Gli imbranati dell’hacking insomma!
Queste sono le tre grandi categorie di una grande cultura.
La ‘cultura degli hackers’ è in realta’ un’insieme, scollegato dalla rete, di sottoculture, tuttavia cosciente di radici, valori, ed alcune importanti esperienze comuni. Ha i suoi propri miti, eroi, furfanti, poemi popolari, giochi, tabù, e sogni.
Come scritto da Levy nella prefazione del libro Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica, i principi generali su cui si basa l’etica hacker sono:
– Condivisione
– Libero accesso alle tecnologie informatiche
– Apertura
– Decentralizzazione
– Miglioramento del mondo
Secondo Levy, occorre permettere agli hacker di esaminare sistemi già esistenti perché possano capirli e conoscerli; in questo modo sarà possibile sia migliorare i detti sistemi, che permetterne la creazione di nuovi. Secondo il punto di vista hacker, ogni sistema può trarre beneficio dal libero scambio di informazioni.
Il miglior metodo per promuovere un libero scambio di informazioni è quello di avere un sistema aperto, privo di ogni ostacolo tra un hacker e quello che sta cercando di imparare. Per questo motivo gli hacker sono contrari a ogni forma di burocrazia.
In una comunità hacker, l’abilità conta più di ogni altra sua caratteristica. Levy descrive il caso di L. Peter Deutsch che, seppur appena dodicenne, venne accettato dagli altri hacker del TX-0 nonostante non fosse neppure uno studente del MIT.
Uno degli aspetti maggiormente apprezzati dagli hacker è quello di realizzare software anche molto complesso funzionante con il minor numero di istruzioni possibile. Il codice sorgente di un programma, se particolarmente curato e ben scritto, è considerato un’opera d’arte. E,come si sarà già capito,i computer sono parte integrante delle loro vite.
Non sono quindi quei ragazzini asociali incazzati col mondo che passano la loro vita incollati a degli schermi in stanze buie,indossando felpone con un ampio cappuccio. Sono esperti del settore,persone comuni. Persino il nostro vicino di casa può esserlo!
Passiamo al primo simbolo di questa cultura:il glider. La Rappresentazione della navicella aliante (in inglese appunto glider) nella teoria degli automi cellulari (un modello matematico usato per descrivere l’evoluzione di sistemi complessi).
Il suo scopo principale è quello di colmare una lacuna ben precisa: avere un simbolo che identifichi tutti i sostenitori della comunità hacker indipendentemente dal linguaggio di programmazione preferito e/o sistema operativo più usato.
Sono stati scritti molti libri a riguardo,testi che descrivono la cultura,l’etica e approfondiscono tutti i molteplici aspetti di questa corrente. Per cyhi,dopo aver letto questa piccola infarinatura,volesse approfondire lascio alcuni titoli:
Steven Levy. Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica;
Pekka Himanen. L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione;
Pau Contreras Trillo. Mi chiamo Kohfam. Identità hacker: un’approssimazione antropologica;
Arturo Di Corinto, Revolution OS II.
Hai letto “L’arte dell’inganno”, di Kevin Mitnick?
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No,ma appena ho un buco libero volevo andarlo a prendere,ne ho sentito parlare molto 😀
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Finalmente un articolo ben fatto e che non confonde gli hacker con i lamer o i cracker.
Grazie, Lupa
buona giornata 🙂
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Guarda non sopporto chi considera hacker tutti coloro che piratano server e fabbricano malware 🙂
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Concordo,
ciao 🙂
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Bell’articolo, complimenti! 🙂 Personalmente ritengo che Hacker sia un insieme di cose, un modus vivendi, che prescinda oggi dall’informatica sebbene il termine sia stato coniato per identificarne specifici utenti. Coloro che pensano fuori dagli schemi ed applicano i risultati conseguiti al bene ed alla conoscenza comune, a mio avviso, rientrano in queste categorie. Includerei pittori, scultori, ricercatori…ogni forma d’arte, teoria fisica o testo letterario che possa essere trasmessa e condivisa liberamente.
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Grazie 🙂 una visione interessante la tua,molta gente non pensa che un hacker può esser sia un programmatore che un pittore.. 🙂
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Potrebbe interessarti: https://www.stallman.org/articles/on-hacking.html
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Grazie 😀
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🙂
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